Busto di Medusa

Busto di Medusa
Autore: 

Gian Lorenzo Bernini (1598-1680)

Tipologia : 
Scultura
Anno: 
1644-1648
Materia e tecnica: 
Marmo
Dimensioni: 
cm 68
Inventario: 
inv. MC1166

Ovidio narra che la mitica Medusa aveva il potere di pietrificare chiunque osasse incrociare il suo sguardo. Bernini scolpisce un vero e proprio ritratto della più bella e mortale delle Gorgoni (si tratta di un Busto, non di una Testa troncata), fermata nel momento transitorio della metamorfosi.
 Il mito classico è rivisitato alla luce di una poesia di Giovan Battista Marino ("...Non so se mi scolpì scarpel mortale, / o specchiando me stessa in chiaro vetro / la propria vista mia mi fece tale", da La Galeria, 1630, I, 272): Medusa sta osservando in un immaginario specchio la sua immagine riflessa ed è colta nel momento in cui, con dolore ed angoscia, prende coscienza dell'atroce beffa e, materialmente davanti ai nostri occhi, si trasforma in un marmo. La Medusa, nelle intenzioni di Bernini, è una raffinata metafora barocca sulla scultura e sulle virtù dello scultore che ha il potere di lasciare "impietrito" dallo stupore chi ammira la straordinaria abilità del suo scalpello.

Opere della sala

La sala

Appartamento dei Conservatori - Sala delle Oche

La decorazione pittorica della sala è stata eseguita alla metà del Cinquecento durante il pontificato di Papa Paolo III. 
Nel fregio piccoli quadri, con scene di giochi sullo sfondo di paesaggi reali o fantastici, si alternano a trofei di armi e trionfi di fiori e frutta. 
Nel XVIII secolo vi sono state collocate le due anatre in bronzo da cui prende in nome la sala, insieme al vaso bronzeo a forma di busto di Iside, e il busto di Medusa del Bernini

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