Grande successo di pubblico per “SHE WALKS IN BEAUTY, Donne della dinastia Han e dell’impero romano”, la mostra inaugurata a giugno in Cina
Un grande interesse per i 150 capolavori delle collezioni dei Musei Civici di Roma Capitale esposti, per la prima volta in Cina, in dialogo con oltre cento opere d’arte provenienti da sette musei cinesi, per raccontare, come suggerisce il titolo - tratto da una poesia di Lord Byron – le donne nella Roma antica e nella coeva dinastia cinese Han (220 a.C.- 200 d.C.).
La mostra – promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata in collaborazione con la società italiana Arteficio, con il supporto dell’Ambasciata d’Italia e dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino – e curata da Claudio Parisi Presicce, intende celebrare i cinquant’anni dall’importante ritrovamento delle tombe del sito di Mawangdui, una delle più significative scoperte del panorama archeologico cinese, tra cui spicca la mummia della Marchesa Dai (II sec. a.C.).
Da ottobre l’esposizione proseguirà con altre tappe nelle città di Chengdu, Shenzhen, Shenyang.
Nel percorso espositivo, Roma e Han dialogano, come i due imperi non fecero mai direttamente, attraverso reperti come il Sarcofago delle Amazzoni (140-150 d.C.) dei Musei Capitolini, con la scena di battaglia tra i Greci e le mitiche donne guerriere, il grande stendardo funerario a T di seta, posto sul coperchio del sarcofago più interno di Mawangdui, raffigurante il viaggio nell’aldilà.
Steli funerarie e splendidi busti di donne romane, giovani e anziane, con diverse acconciature ed espressioni arricchiscono il racconto. La statua di una matrona romana velata di epoca imperiale, proveniente dal museo capitolino della Centrale Montemartini, introduce i temi del matrimonio, dello spazio domestico, dell’ideale femminile, della sfera funeraria e devozionale; un’altra raffigurante Livia imponente è occasione per ricordare la storia di una delle donne più importanti di Roma, la cui vita fu così simile e diversa allo stesso tempo dalle consorti di imperatori cinesi.
In mostra anche numerosi degli oltre tremila reperti delle tombe di Mawangdui, ritrovate casualmente agli inizi degli anni Settanta, e risalenti alla dinastia Han, fra cui lacche e sete perfettamente conservate e listelli di bambù con iscritti testi di medicina tradizionale, filosofia e astrologia.