Restauro dello "Stendardo di San Giorgio"
Lo Stendardo di San Giorgio, datato alla fine del Duecento, è il più antico esemplare di bandiera realizzata in seta e cuoio noto in Italia. Conservato originariamente a Roma nella Basilica di San Giorgio al Velabro, dove nell’VIII secolo papa Zaccaria aveva destinato la reliquia del cranio del Santo, veniva appeso a un’asta orizzontale ed esposto nelle processioni civili e religiose che scandivano i momenti salienti della vita della città.
Lo stendardo fu, probabilmente commissionato da Jacopo Caetani Stefaneschi (Roma 1270 circa - Avignone 1343), cardinale titolare della basilica di San Giorgio al Velabro dal 1295 al 1301. E’ realizzato in sottile seta rossa e ornato con ricami ed elementi applicati in cuoio argentato, dorato e dipinto, conserva tracce della raffigurazione dell’episodio più famoso della vita di San Giorgio, tratto dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine della metà del Duecento: l’uccisione del drago e la liberazione della principessa. Nella parte superiore si sono potuti ricostruire alcuni elementi originali della scena: San Giorgio a cavallo atterra e trafigge con una lunga lancia un drago alato al cospetto della principessa, mentre in lontananza, tra i merli delle torri di un castello stilizzato, si affacciano i genitori della fanciulla che assistono alla scena. In alto, al centro, corre l’iscrizione in lettere capitali gotiche: “S(anctus) Geor(g)ius”, mentre l’orlo inferiore termina con lunghe strisce rettangolari, o “code”, orlate di passamaneria di vari colori. La raffinata manifattura delle figure sul fondo di seta rossa, realizzate con inserti in seta di diverso colore, consentiva in origine la visione della scena da entrambi i lati. Trasferito ai primi del Novecento dal Velabro al Vaticano, lo Stendardo è giunto a noi grazie al delicato intervento conservativo cui fu sottoposto presso i Musei Vaticani nel 1934. Il prezioso cimelio fu donato al Comune di Roma nel 1966 da Papa Paolo VI, in occasione della sua visita ufficiale in Campidoglio. Nel 1992 è stato affidato all’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma per un complesso restauro.
Il restauro dello Stendardo (che misura 420 cm x 280 cm) è stato curato, tra il 2002 e 2003, dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma. L’intervento è stato realizzato dalla restauratrice Natalia Maovatz, sotto la direzione di Anna Mura Sommella e Rosalia Varoli Piazza.
La vetrina che lo contiene, appositamente studiata per la sua conservazione, è stata realizzata nel 2014 dalla ditta Goppion di Milano.