Fauno in marmo rosso antico

Fauno in marmo rosso antico
Tipologia : 
Scultura
Anno: 
II secolo d.C. - Da un originale del tardo ellenismo
Materia e tecnica: 
Marmo rosso antico
Dimensioni: 
cm 167,5
Provenienza: 
Da Tivoli, Villa Adriana (1736)
Inventario: 
inv. MC0657

La scultura fu rinvenuta nel 1736. Il delicato e laborioso lavoro di restauro fu affidato a Clemente Bianchi e a Bartolomeo Cavaceppi. Numerose aggiunte in marmo rosso granato, con evidenti venature grigiastre, non hanno modificato particolarmente la struttura o l'immagine antiche. La scultura destò l'ammirazione dei viaggiatori e dei catalogatori del museo fin dal 1746, quando fu acquistata per le collezioni capitoline. La figura è in appoggio sulla gamba destra, mentre la sinistra, conforme all'originale, è avanzata e mostra il piede ruotato verso l'esterno, a indicare il ritmo della danza. L'idea del movimento è trasmessa sia dalla leggera rotazione verso destra, sia dalla muscolatura che presenta masse molto contratte lungo la schiena e nei glutei, posti su piani obliqui, al centro dei quali è inserita una coda a ciuffi poggiata sulla natica sinistra. La parte alta del torso, caratterizzata dalla presenze della nebris (pelle di cerbiatto) annodata sulla spalla destra, ha masse muscolari ben delineate con digitalizzazione delle costole.

Il volto, incorniciato da lunghe basette separate in ciocche, ha zigomi sporgenti, bocca semiaperta in un sorriso che lascia visibile la corona dei denti. Le cavità orbitali, vuote, probabilmente dovevano essere riempite con inserimento di metalli i pietre dure. I fauni avevano, tra le proprietà, quella di fecondare le greggi e di difendere dagli assalti dei lupi e venivano associati all'idea di abbondanza dei raccolti, essendo, in molti casi, rappresentati con ricche cornucopie. Queste creature, messe in connessione con il culto di Dioniso, erano probabilmente parte del corteo del dio e sono raffigurare in stato di ebbrezza, in atto di danzare, secondo l'iconografia del "buontempone" e del "beone" compagno di Dioniso, più vicina all'immagine umana e ben distaccata dalle lontane origini demoniache. Questo tipo di immagine fu probabilmente utilizzata in contesti decorativi di horti, proprio in coincidenza con l'esaltazione dei motivi bucolici, e si diffuse in sculture di età romana che riprendevano temi del maturo ellenismo, del tardo II secolo a.C.

Opere del percorso

La sala

Palazzo Nuovo - Sala del Fauno

Il Fauno in marmo rosso antico che dà il nome alla sala proviene anch'esso da Villa Adriana. 
Nelle pareti sono inserite raccolte di iscrizioni e bolli di mattoni, incorniciati da riquadri, e la celebre tavola bronzea con la Lex de imperio Vespasiani, che sanciva il conferimento del potere all'imperatore Vespasiano da parte del Senato nel 69 d.C.