Bruto Capitolino
Il magnifico ritratto bronzeo, della straordinaria forza espressiva, fu donato al museo dal Cardinale Pio da Carpi nel 1564: l'identificazione con Giunio Bruto, primo console romano, rappresenta una dotta interpretazione della cultura antiquaria, priva però di reali fondamenti.
La problematica lettura dell'opera che, pur mostrando alcuni tratti riportabili a modelli ritrattistici greci riferiti a poeti e filosofi, risulta reinterpretata con grande forza dalla cultura artistica romana di età repubblicana, porta a un'oscillazione della datazione tra il IV e III secolo a.C.
L'estrema rarità di ritratti in bronzo di questo periodo, insieme alla possibilità di una collocazione cronologica così antica, rendono quest'opera una delle più preziose delle collezioni capitoline.
Opere della sala
La sala
Il fregio affrescato che corre lungo la parte superiore delle pareti, commissionato a Michele Alberti e Jacopo Rocchetti nel 1569, raffigura il trionfo di Lucio Emilio Paolo sul re della Macedonia Perseo con lo sfondo del Campidoglio e del Palazzo dei Conservatori.
Il soffitto ligneo a cassettoni è l'unico conservato tra quelli eseguiti nel Palazzo da Flaminio Bolonger.
Sono raccolte in questa sala alcune grandi sculture bronzee: il Bruto Capitolino, lo Spinario e il Camillo.