Statua della Venere Capitolina
La scultura, di dimensioni di poco maggiori del vero, fu rinvenuta nei pressi della basilica di San Vitale intorno al 1666-1670 e fu acquistata e donata alle collezioni capitoline, da papa Benedetto XIV nel 1752. E' una delle più note statue del museo e vanta una serie di riproduzioni anche all'interno di collezioni internazionali. In un marmo pregiato (probabilmente pario) è rappresentata la dea Venere-Afrodite uscente dal bagno nuda, in raccoglimento, protesa in avanti con le braccia poste ad assecondare le rotondità del corpo di ossatura fine, morbido e carnoso, e a coprire petto e pube.
La gamba destra è flessa e avanzata, e la sinistra è in appoggio. La testa è leggermente piegata verso sinistra e presenta una capigliatura complessa a mo' di cercine con un nodo alto "a fiocco" e ciocche ricadenti a toccare le spalle. L'espressione del volto sembra incentrata a una "assenza", psicologicamente resa dagli occhi piccoli, che sono languidi, e dalla bocca piccola e carnosa.
La venere del Museo Capitolino ha definito il cosidetto "tipo Capitolino", del quale sono a tutt'oggi conosciute ben cento repliche. Si tratterebbe della variante della Venere pudica. Gli studiosi hanno a lungo dibattuto per l'individuazione dell'ambito cronologico in cui situare l'immagine della dea e per fare chiarezza sulla cronologia delle copie. La Capitolina potrebbe ritenersi, forse, una delle prime e più fedeli repliche, probabilmente destinata, come tutte le raffigurazioni di questo tipo, ad adornare un complesso imperiale di notevole raffinatezza.
Opere della sala
La sala
Il centro del piccolo ambiente ottagonale è occupato dalla statua della Venere Capitolina, eccezionalmente ben conservata, il cui tipo deriva da quello dell' Afrodite Cnidia di Prassitele.